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CONTI in rosso e traballanti non solo nella previsione della spesa per i prossimi tre anni, ma sopratutto nella certificazione al Consuntivo di Bilancio 2018 firmata dal collegio dei Revisori dei conti. Milioni di euro di debiti verso i fornitori  di beni e servizi (19), più in generale verso creditori (43). La cattiva capacità dell’Ente di riscuotere le imposte comunale, l’attivazione della procedura prevista dall’articolo 159 del Tuel (Testo unico degli enti locali) per mettere al riparo stipendi e contributi dei dipendenti comunali dall’aggressione dei creditori in possesso di titoli esecutivi, decreti ingiuntivi, sono pessimi segnali. Ma anche il vizietto di ricorrere con insolita frequenza alle anticipazioni di tesoreria, maturando interessi passivi e sbilanciando i conti. Le casse del Comune di Monterotondo sono vuote, e ogni anno chiudere le partite contabili è una sfida per prestigiatori. Simone Di Ventura, il candidato sindaco civista appoggiato dal dentro destra, già in aula consiliare ha parlato di condizione estremamente grave di «predissesto», di risorse bruciate in interessi sui mutui, sottratte ai servizi sempre più scadenti, soprattutto nel sociale.  «Riccardo Varone racconta la Monterotondo delle meraviglie con investimenti futuri e una solida finanza pubblica ma dietro la patina della propaganda elettorale i dati economici dell’Ente sono allarmanti – spiega Di Ventura -; un primo dato preoccupante lo forniscono i revisori dei conti nel parere al documento triennale di programmazione della spesa. Riguarda gli oltre 19 milioni di residui passivi, obbligazioni assunte nei confronti di terzi e non ancora soddisfatte. I conti vanno ancora peggio nel Consuntivo di Bilancio del 2018 dove i debiti complessivi segnano la cifra record di 43 milioni, preoccupanti sono anche quei 5,7 milioni di disavanzo».

Il Comune di Monterotondo ha insomma i creditori alla porta e si è visto costretto a bloccare i pagamenti verso i fornitori di beni e servizi, a mettere al riparo le somme destinate a stipendi e contributi del personale dipendente, altrimenti soggette a procedure di pignoramento. Per Di Ventura «un quadro reso ancor più allarmante dai circa 20milioni di tributi comunali mai riscossi negli anni. Iscritti a bilancio con una previsione di recupero oggettivamente fantasiosa, operata tra l’altro in assenza di una ricognizione sulla reale esigibilità dei crediti. C’è anche il debito rimasto nascosto negli uffici per il quale non è stata mai avviata alcuna procedura di riconoscimento – conclude Di Ventura – Evitare la contabilizzazione di somme derivanti da sentenze esecutive di cui si ha una precisa conoscenza, ha consentito alla maggioranza di governo di scavallare la partita del Bilancio e raggiungere un pareggio fittizio tra entrate e uscite. Si tratta però di artifici contabili che riguardano almeno gli ultimi 5 anni, dove il debito reale e previsto sui contenziosi aperti resta indeterminato, una spada di Damocle che pesa sulla testa di ogni singolo cittadino. Senza inversioni di tendenza, il timore di un aggravamento dello stato dei conti potrebbe portare addirittura a situazioni di pre dissesto, con ripercussioni sulla qualità dei servizi erogati. La coperta infatti e sempre più corta, le risorse in entrata minori e la spesa in crescita, destinata quindi a creare nuovo deficit. Scenari tutt’altro che lusinghieri».

 

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